L'IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE

L’autismo si manifesta entro i primi tre anni di vita,  ed è caratterizzato da un insieme di condizioni che coinvolgono inabilità gravi nell’interazione sociale, comunicazione, capacità immaginative e  comportamenti ripetitivi. La diagnosi, generalmente, non viene formalizzata prima dei 3-4 anni di età (anche se è possibile riconoscere i segnali di rischio per un disturbo della comunicazione e dell’interazione sociale già a 18 mesi) e la sua definizione è considerata  affidabile già a 24 mesi se condotta da personale esperto nel riconoscere i segnali precoci di una disfunzione socio-comunicativa. I bambini affetti da DSA hanno difficoltà ad interagire adeguatamente con gli altri in particolare presentano una compromissione del comportamento non verbale (come lo sguardo diretto, l’espressione mimica), un’incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei, una mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi con altre persone. Sul piano delle competenze linguistiche questi bambini presentano un’alterazione qualitativa della comunicazione che si esprime in ritardo o totale mancanza del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso l’uso di gesti), uso di  linguaggio stereotipato e ripetitivo o eccentrico, difficoltà a partecipare ai di giochi di simulazione (o giochi in cui il bambino usa la sua immaginazione, es. offrire cibo all’orsacchiotto..). Queste difficoltà si traducono in interessi e attività ristrette, ripetitive e stereotipate, come battere e torcere le mani o il capo, e persistente interesse per parti di oggetti.

L’autismo è uno spettro con un’ampia gamma di comportamenti. Un non specialista potrebbe non riconoscere i suoi sintomi poiché sono più vari e diversi di quanto comprenda. L’autismo non può essere diagnosticato con una visita rapida in studio. Una delle ragioni per cui i pediatri non identificano l’autismo è perché la valutazione impiega molto tempo. Lo strumento di valutazione standard, chiamato ADOS – Autism Diagnostic Observation Schedule  impiega 30 minuti circa ed è inteso per essere accoppiato ad un colloquio strutturato con i genitori rispetto ai sintomi attuali e passati e questo richiede anche diverse ore.

Quello che però è corretto sapere è che esistono dei “campanelli di allarme” cosi chiamati che consentono di sospettare molto precocemente il rischio di disturbo dello spettro dell’autismo.  Ne elenchiamo solo alcuni e divisi anche per fascia di età.

Campanelli di allarme entro i 12 mesi sono se : il bimbo non sta sulle gambe o non sta in piedi; Non balbetta (“ma-ma”, “ba-ba”, “pa-pa”); Non risponde quando viene chiamato per nome; Non scambia gesti come indicare, raggiungere, mostrare o salutare; Non sembra riconoscere le persone familiari o non appare angosciato davanti agli estranei; Non è attratto dagli altri bambini della sua età; Mostra un maggiore interesse per il mondo degli oggetti che per il mondo delle persone; Perdita delle abilità che aveva già acquisito.  Si aggiungono mano mano che il bambino cresce dei segnali di pericolo autismo a 18 mesi: Non cammina; Non esegue semplici ordini; Non riesce a chiedere o mostrare; Non pronuncia parole comprensibili; Non guarda negli occhi; Non risponde al suo nome; Non mostra interesse per gli altri bambini; Perde le abilità acquisite. In effetti è proprio a 18 mesi l’età in cui i primi sintomi dello spettro autistico diventano più evidenti.
Esiste generale accordo sul fatto che la diagnosi e l’avvio conseguente di un intervento precoce possa migliorare notevolmente la prognosi dei bambini con DSA e la qualità di vita delle loro famiglie. Per poter raggiungere questo obiettivo è quindi cruciale individuare le migliori pratiche per lo screening e la diagnosi di DSA già nelle prime fasi dello sviluppo.